Palermo – Avellino 1 – 1, ancora un pareggio, ma questa volta i Lupi avrebbero meritato la vittoria

Palermo – Avellino 1 – 1

PALERMO (4-3-2-1)

Pelagotti; Doda, Buttaro, Lancini, Giron; Luperini, De Rose (1’ st Valente), Dall’Oglio (30’ st Crivello); Silipo (10’ st Peretti), Fella (15’ st Odjer); Brunori (25’ st Soleri). A disp. Massolo, Marong, Floriano, Almici, Corona, Mauthe. Allenatore: Giacomo Filippi.

AVELLINO (4-2-3-1)

Forte; Silvestri (38’ st Bove), Dossena Rizzo, Tito; De Francesco (1’ st Matera), Aloi (25’ st D’Angelo); Micovschi (25’ st Mignanelli), Kanoute, Di Gaudio; Gagliano (1’ st Plescia). A disp. Pane Sbraga, Messina, Mastalli. Allenatore: Piero Braglia.

MARCATORI: 14’ pt Lancini, 32’ st Tito (rig.).

ARBITRO: Sig. Davide Moriconi della sezione di Roma 2.

ASSISTENTI: Sigg. Pietro Lattanzi della sezione di Milano e Marco Ceolin della sezione di Treviso.

QUARTO UOMO: Sig. Federico Longo della sezione di Paola.

AMMONITI: 24’ pt De Rose, 29’ pt Dossena, 39’ pt Doda, 10’ st Fella 36’ st Silvestri, 36’ st Soleri.

ESPULSI: 12’ st Doda, 20’ st Rizzo.

NOTE: Campo di gioco in erba naturale. Giornata grigia e piovosa. Spettatori: 7.689. Il primo tempo si chiude senza recupero. Al 45’ del primo tempo è stato ammonito il vice di Piero BragliaDomenico De Simone. Il secondo tempo si chiude dopo quattro minuti di recupero.

 

Finisce in pareggio il big match tra Palermo e Avellino. Sia detto in tutta onestà, questo pomeriggio i ragazzi di Braglia avrebbero meritato ampiamente i tre punti.  I biancoverdi approcciano meglio il match, ma sono i rosanero che vanno in vantaggio con Lancini, poi i Lupi reagiscono e colpiscono un palo con Di Gaudio. Nella ripresa, Doda viene espulso per doppia ammonizione, ma subito dopo Rizzo lo raggiunge negli spogliatoi. Entrambe le squadre si ritrovano in dieci uomini e i più lucidi sono gli uomini di Braglia, che trovano il pari con il rigore (molto dubbio) trasformato da Tito. L’ Avellino alla fine ha disputato la migliore gara dall’inizio di questo campionato, creando tra il primo ed il secondo tempo diverse occasioni da gol, non sono riusciti a portare a casa i tre punti. E la mancata vittoria, purtroppo, per una squadra costretta a dovere inseguire e a recuperare l’enorme terreno perduto, non può non determinare un pizzico di ulteriore rammarico, per una classifica decisamente deficitaria. Intanto… il Bari allunga ancora…

Già nella fase iniziale del match si vede che la partita è destinata ad assumere la dimensione di una giostra. Le due squadre vanno da una parte all’altra del campo in maniera frenetica e poco lucida. Ci vuole un quarto d’ora per vedere il primo tiro nello specchio, lo trova il Palermo e con esso arriva d’improvviso il vantaggio rosanero. Su un corner battuto da Giron le marcature della retroguardia avellinese sono al limite del dadaismo: Lancini ben piazzato colpisce di testa non lasciando scampo a Forte e trovando un gol pesante tanto per lui quanto per il Palermo.

L’Avellino dopo il gol più che essere un lupo ricorda un camaleonte per tutte le volte in cui cambia l’assetto in campo giostrando senza soluzione di continuità dal 3-4-3 di partenza al 4-2-3-1/4-4-2. La reazione degli irpini all’inizio è veemente ma poco lucida con il Palermo che non ha problemi a leggere le trame di gioco avversarie. A fronte di idee appannate e spazi ben serrati servono i guizzi e le giocate dei singoli: sale dunque in cattedra Di Gaudio uno che con la C non ha nulla a che spartire e forse nemmeno con la cadetteria. Il fantasista palermitano si rende sistematicamente pericoloso; bello ma velleitario il primo tentativo a giro bloccato da Pelagotti; più pericoloso il tiro di prima che costringe al 29’ il poritere rosanero alla respinta laterale.

L’Avellino si iscrive alla partita e la sua qualità comincia gradualmente a venire fuori: il Palermo non si astiene dalla lotta provando a distendersi in ripartenza, soprattutto con Silipo, le cui scorrerie palla al piede creano più di qualche grattacapo agli avversari. Proprio il fantasista romano va vicino al gol con una punizione balorda dalla traiettoria bassa che costringe Forte alla respinta. I biancoverdi sono però ormai in missione a caccia del pari. Solo un respiro al 39’ impedisce al colpo di testa manco a dirlo di Di Gaudio, che pure non è propriamente un ariete, di varcare la linea dopo la carezza ricevuta dal palo interno, con Pelagotti che salva e ringrazia. Meno spaventoso ma comunque pericoloso il successivo attacco aereo dei lupi, con Dossena che non trova la porta di poco su un colpo di testa deviato.

Nella ripresa, segnata dall’irruzione della pioggia battente entrambi i tecnici rimestano le carte. Braglia toglie lo spento Gagliano e Di Francesco inserendo Plescia e Matera per aumentare la consistenza offensiva: Filippi lancia Valente al posto di De Rose passando al 4-4-2 per non concedere superiorità numerica agli sguscianti esterni avversari. La qualità di gioco complessiva si abbassa ma il trend resta lo stesso con l’Avellino proiettato in avanti e il Palermo che si difende a caccia della ripartenza. Verso l’ora di gioco Doda, che era già stato ammonito per aver steso Kanoutè, viene nuovamente puntato dall’ex rosanero al limite dell’area, stendendolo nuovamente: è il secondo giallo. Un dono di cui l’Avellino non approfitta visto che appena cinque minuti dopo rimane anch’esso in dieci per l’espulsione di Rizzo, che da ultimo uomo ferma Valente al limite dell’area.

Dalla panchina continua la partita a scacchi tra Filippi e Braglia. Il tecnico rosanero alza le barricate inserendo Odjer, Peretti e Crivello per Silipo, Fella e Dall’Oglio; Braglia gioca le sue ultime carte lanciando al 70’ Mignanelli e soprattutto Sonny D’Angelo. I due centrocampisti sfiorano il pareggio a tre minuti dal loro ingresso: Mignanelli dal limite calcia con Pelagotti incerto, sulla palla si avventa il centrocampista palermitano e solo il palo impedisce la replica di un film già visto due volte l’anno scorso. Non vale però in questo caso la legge gol sbagliato gol subito: per l’Avellino sono le prove tecniche di un pareggio che arriva al 76’. Peretti pasticcia in area e viene bruciato da Plescia: poi l’arbitro vede un contatto che in realtà non c’è e decreta il rigore. Dal dischetto Tito non è impeccabile ma Pelagotti, pur intuendo la traiettoria non riesce a respingere.

I minuti finali sono più giocati di sciabola che di fioretto: le due squadre si affrontano a muso duro ma hanno speso tutto e sanno di non potersi sbilanciare troppo per  non rischiare quella che ambo le parti sarebbe, per motivi diversi, una beffa atroce. Nel Palermo Soleri, entrato al posto di Brunori per dare centimetri e sostanza cerca la sua consueta fuga per la vittoria: lo stadio reclama quando dopo essere partito in solitaria viene steso da Matera ultimo uomo con l’arbitro che non giudica l’episodio come chiara occasione da rete, ammonendo solamente il centrocampista irpino. Per il resto però non succede più nulla .Dopo quattro minuti di recupero il signor Davide Moriconi della sezione di Roma 2 dice che può finire qui. Altro pareggio per l’Avellino autore però di un’ottima prestazione, forse la migliore dall’inizio della stagione. Mattatori di giornata Edoardo Lancini con un bel colpo di testa nel primo tempo e Fabio Tito sugli sviluppi di un calcio di rigore.

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